Il ruolo dei neuroni specchio nella danza
- Elisa Leveraro

- 13 ott 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Quando si parla di imitazione ci si può riferire a due capacità:
La capacità di un individuo di replicare un atto, appartenente al suo repertorio motorio, dopo averlo osservato da altri;
la capacità di apprendere, tramite l’osservazione di un atto altrui, un pattern d'azione nuovo arrivando a svolgerlo, tramite la ripetizione, in modo sempre più dettagliato.
Date le moderne scoperte, quando si parla di imitazione, la prima cosa che viene in mente è il termine “Neuroni Specchio”. Si tratta infatti di una scoperta recente che evidenza la presenza di una particolare classe di neuroni che giocherebbero un ruolo fondamentale nella comprensione del comportamento altrui, nel processo di imitazione e nel processo di socializzazione. Negli anni ’90 Rizzolatti e collaboratori, studiando i neuroni motori dell’area pre-motoria del lobo frontale dei macachi, notarono l’attivazione di una particolare classe di neuroni durante specifici atti motori, non solo quando questi venivano eseguiti, ma anche quando tali azioni venivano osservate.

Il neurone specchio si attiva sia quando la scimmia afferra un oggetto (A) sia quando vede un altro individuo afferrarlo (B); sono indicate le corrispondenti scariche elettriche). In basso la visione laterale del cervello di macaco con la parcellazione anatomo-funzionale della corteccia motoria frontale – aree indicate con la lettera F seguite da numeri arabi – e della corteccia parietale posteriore – aree indicate con la lettera P seguita da una (o più) lettere, secondo la convenzione stabilita dal neuroscienziato austriaco Constantin von Economo (1876-1931)
(Figura e didascalia tratti da Enciclopedia Treccani, reperibile al link: http://www.treccani.it/enciclopedia/neuroni-specchio_%28XXI-Secolo%29/)
Questo fenomeno è stato rilevato anche negli umani. Il “Sistema Mirror” sarebbe localizzato nei circuiti motori fronto-parietali e in particolare nell’area F5 di Broadman. In quest’area si trovano i neuroni visuo-motori che possono essere suddivisi in neuroni canonici e neuroni specchio.
I neuroni canonici si attiverebbero in risposta a caratteristiche fisiche di oggetti tridimensionali (come forma, dimensione, collocazione spaziale ecc);
mentre i neuroni specchio si attiverebbero in risposta ad azioni finalizzate complesse.
Questi neuroni si attiverebbero anche quando l’atto motorio in sé non sia completamente visibile, ma è comunque chiara l’intenzionalità del movimento. Inoltre, durante l’osservazione di un movimento di prensione di un oggetto, ad esempio, anche se il movimento della mano è diverso, i neuroni specchio scaricherebbero in modo simile, in quanto viene riconosciuto l’obiettivo dell’azione di afferrare quell’oggetto e non il mero atto motorio della mano. Queste osservazioni hanno permesso di dedurre che i neuroni specchio giochino un ruolo fondamentale nell’imitazione delle azioni, in quanto la loro attivazione genererebbe una rappresentazione motoria interna all’atto, dal quale dipenderebbe la capacità di comprendere l’azione osservata permettendo di anticiparne l’esito.
Un’osservazione interessante è che i neuroni specchio non si attiverebbero per azioni non appartenenti al nostro repertorio come essere umani: se ad esempio osserviamo un cane abbaiare, non avverrà nessuna attivazione cerebrale. Rizzolati e Arbib (1998) hanno proposto che il sistema dei mirror neurons sia il substrato neurologico nel quale si è evoluto il linguaggio. Esperimenti condotti da Giovanni Buccino e collaboratori nel 2001, evidenzierebbero anche un coinvolgimento dell’area di Broca nel processo di imitazione. La sua inibizione, infatti, ad esempio tramite stimolazione magnetica transcranica, ridurrebbe le capacità imitative di azioni, come ad esempio premere dei tasti su una tastiera. I neuroni specchio svolgono anche un importante ruolo sociale, in quanto ci permetterebbero di riconoscere le emozioni altrui, permettendoci di possedere quella capacità denominata empatia.
Focalizzandoci strettamente sull'imitazione di un atto motorio, si può avanzare la seguente ipotesi: se l’osservazione di un determinato atto motorio causa un aumento dell’eccitabilità della zona di corteccia motoria che controlla i muscoli coinvolti in quell’atto motorio, l’attività di quella zona dovrebbe aumentare durante l’osservazione dell’atto motorio rispetto a una condizione di riposo. Infatti, diversi esperimenti tramite TMS, hanno confermato che l’osservazione di un atto motorio eseguito da un altro individuo determina un aumento selettivo dell’attività dei muscoli coinvolti nell’esecuzione dell’atto motorio osservato. Tale attivazione non si verifica solo durante l’osservazione motoria, ma anche durante l’immaginazione motoria: studi di risonanza magnetica funzionale (fMRI) dimostrano che le aree attivate durante la contrazione di un gruppo di muscoli, sono le stesse che vengono attivate durante la simulazione mentale di un movimento che coinvolge lo stesso gruppo muscolare.
L’argomento “Neuroni Specchio” è comunque molto più complesso e ampio di quanto illustrato fino ad ora, e aiuterebbe a spiegare alcune teorie che affronterò in modo più specifico successivamente, come l’approccio ideomotorio, il concetto di expertise e il concetto di movimento incarnato alla base dell’embodiment.
Quello su cui voglio focalizzarmi in questo articolo è l’esistenza di evidenze neurologiche e fisiologiche di particolari processi cerebrali sottostanti l’imitazione che sottolineano come l’uomo sia in un certo senso “impostato” per imitare mentalmente l’azione altrui, in quanto questa capacità avrebbe anche una forte componente evolutiva. Infatti, il ricreare nella propria mente in modo automatico l’azione osservata gli permette di comprendere tale azione, le motivazioni per cui può essere stata generata e soprattutto il fine ultimo di tale azione, diventando la base per la teoria della mente e le capacità empatiche. Ricordo infatti, che i neuroni mirror si attiverebbero solo per azioni finalizzate a uno scopo.
Questo dato, diventerà molto importante, quando parleremo (in un prossimo articolo) di come debbano essere strutturati i feedback, le spiegazioni e le correzioni durante l’insegnamento della danza. Il fatto che l’intenzione che sottende l’azione eseguita da altri sia compresa grazie al sistema specchio è dimostrato da esperimenti di fMRI, i quali rivelerebbero come le azioni non intenzionali attivino anche le aree ‘attenzionali’, quelle cioè che si attivano quando l’attenzione dell’individuo è attratta da uno stimolo. Questo significa che quando un individuo osserva un’azione non intenzionale, il cervello descrive l’evento senza un aumento di attivazione del sistema specchio, come invece accade nel caso in cui il soggetto deve capire le intenzioni degli altri. La stranezza dell’evento viene segnalata mediante una maggiore attivazione delle aree attenzionali. Come spiego nell'articolo sull’apprendimento motorio (vedi articolo) esso si svilupperebbe in tre stadi: coordinazione grezza, coordinazione fine, fase autonoma con sviluppo di automatismi esecutivi. I neuroni specchio sono sicuramente fondamentali nel primo stadio, ovvero nella fase di coordinazione grezza e successivamente, con la ripetizione, si passerà agli altri due stadi.
L'imitazione, quindi, si pone come essenziale per l'apprendimento motorio. Bisogna però distinguere la semplice imitazione in linea, ovvero la ripetizione immediata di azioni fatte da altri, dal vero apprendimento tramite imitazione. Durante la semplice ripetizione in linea si attiva il sistema mirror, senza il coinvolgimento di aree corticali di ordine superiore. L’apprendimento per imitazione avviene, invece, mediante un meccanismo più complesso che oltre al sistema mirror coinvolge anche le aree frontali. Durante la visione del movimento il sistema mirror trasforma l’atto visivo in atto motorio scomponendo il movimento in diverse unità funzionali già presenti in memoria. Gli atti motori codificati raggiungono le aree prefrontali, e in particolare l’area 46, la quale sarebbe coinvolta nella Working Memory, dove tutte queste unità vengono riassemblate per permettere poi la riproduzione del gesto motorio completo, definendo così un nuovo pattern motorio. (Fabbri-Destro e Rizzolatti, 2008) Sarà poi tramite la ripetizione corretta del movimento, che questo verrà immagazzinato in memoria. Questa differenziazione di tipologie di apprendimento è importante per spiegare come mai si è evidenziato che l’imitazione accompagnata da spiegazioni verbali sia effettivamente più producente rispetto alla semplice imitazione di informazioni solo visive (Articolo in arrivo). Vorrei sottolineare, una certa analogia tra queste unità funzionali appena descritte, e i Basic Action Concepts. Il riconoscimento dei BACs avvenga proprio grazie ai neuroni specchio e quanto, durante l’insegnamento sottolineare quindi l’aspetto funzionale di un movimento, sia più utile rispetto alla semplice descrizione delle sue caratteristiche.
PER APPFONDIRE LEGGI ANCHE:
Cosa avviene nella mente del ballerino quando impara un passo nuovo?
BIBLIOGRAFIA:
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