Insegnare con o senza specchio? Effetti sulla performance
- Elisa Leveraro

- 13 ott 2020
- Tempo di lettura: 8 min

Il collegamento tra danza e psicologia sta diventando un argomento di discussione e ricerca sempre più diffuso. Tra i vari argomenti, nella letteratura, viene anche affrontato l'argomento del ruolo dello specchio nell'insegnamento della danza. La ricerca empirica non presenta moltissimi studi a riguardo, ma vi espongo qui i risultati principali di esperimenti attuati per valutare come l’utilizzo dello specchio possa influenzare la qualità della performance.
L'esperimento più citato e forse anche il più interessante, è l’esperimento di Randell e Adame del 2003.
Condizioni iniziali: I due autori crearono due gruppi a cui assegnarono due diverse condizioni: un gruppo di 13 donne assegnate alla condizione specchio; e un gruppo di 14 donne assegnate alla condizione senza-specchio. Attraverso un pre-test si accertò non esserci differenza significativa per quanto riguarda la preparazione tecnica, peso e altezza tra i due gruppi.
Medotologia: Lo stesso insegnante fece la medesima lezione di danza classica a entrambi i gruppi. Questi furono valutati, attraverso una scala Likert da 1 a 5 per la performance di un Adagio e di un Allegro, dopo 14 Settimane, da parte dello stesso insegnante e da un altro valutatore non a conoscenza delle due condizioni. La valutazione avveniva tramite ripresa video della lezione, eseguita nella stessa stanza e con lo stesso insegnante avuto durante tutte le 14 settimane. I due insegnanti avrebbero dovuto assegnare un punteggio alle seguenti scale: accuratezza ritmica, fluidità di movimento, conoscenza dei passi, allineamento e postura.
Risultati. I risultati furono abbastanza sorprendenti: nel post-test, rispetto al pre-test, il gruppo senza-specchio mostrò un significativo miglioramento del punteggio attribuito all’Adagio mentre non fu riscontrato un significativo miglioramento per quanto riguarda l’Allegro. Nel gruppo invece assegnato alla condizione con specchio, non venne riscontrato alcun significativo miglioramento in nessuno degli esercizi.
Interpretazione: Per interpretare questi risultati bisogna dare una definizione di Allegro e Adagio. L’adagio corrisponde ad una serie di movimenti eseguiti lentamente e in modo fluido, dove il ballerino si esercita maggiormente sull’allineamento corporeo, l’equilibrio e l’allungamento. L’allegro invece, corrisponde a movimenti rapidi e sono spesso presenti dei salti. Il ballerino qui si focalizza sul cambio di peso, fluidità di movimento, velocità e accuratezza ritmica. Se lo specchio servisse davvero, come molti affermano, ad auto- correggersi e visualizzare le linee del proprio corpo, i risultati avrebbero dovuto essere essere opposti, ovvero l’adagio dovrebbe risultare tecnicamente più pulito nella situazione con lo specchio e meno in quella senza specchio.
L’interpretazione degli autori fu quella che lo specchio sia di fatto distraente e inibisca la capacità del ballerino di focalizzarsi internamente sulla performance. Infatti le capacità di controllare l’allineamento corporeo e le capacità di equilibrio, per avere successo, devono essere basate su informazioni cinestetiche non su informazioni visive.
Un altro esperimento interessantissimo fu quello di Hart del 2002:
Metodologia: L’esperimento si basava sull’insegnamento di pose nelle due condizioni (specchio e non specchio) e un test per entrambi i gruppi in una condizione senza-specchio.
Risultati e interpretazione: Se l’informazione visiva fosse fondamentale per controllare le proprie linee e auto-correggersi tramite il dance-mirror feedback loop (Vedi articolo), nel momento in cui entrambi i gruppi si trovavano ad eseguire le pose senza specchio, il gruppo specchio avrebbe dovuto risultare migliore o al limite potrebbe esserci stata differenza, ma non significativa, tra i due gruppi. Invece la differenza significativa tra i gruppi era presente, ma a favore del gruppo senza-specchio.
La dipendenza dallo specchio durante la pratica della danza, quindi, secondo Hart, non produce una performance corretta quando lo specchio viene rimosso.
Questo esperimento fu citato e criticato da Dearborn e Ross in un articolo del 2006, in quanto il cambiamento di ambiente in cui avveniva il test avrebbe svantaggiato il gruppo della condizione specchio. Personalmente non sono molto d’accordo con la critica in questione poiché ogni volta che un ballerino si esibisce, l’ambiente subisce una variazione: nessun ballerino si esercita nel palco dove poi si esibirà. Per cui il cambiamento di condizione è da considerarsi obbligatorio nel test, proprio per comprendere se i risultati possono essere applicati alla realtà quotidiana di un ballernte l’errore fu che il cambiamento avvenne solo per il gruppo esercitatosi coDarborn e Ross creano un esperimento simile
Dearborn e Ross creano un esperimento simile a quello di Hart,
ma lasciando le condizioni uguali a quella della pratica: la condizione specchio fu testata nella medesima condizione, e viceversa. I risultati sono comunque interessanti anche se non sono molto d’accordo con l’interpretazione.
Metodologia: Il test fu eseguito subito dopo aver imparato una sequenza e poi eseguito un re-test dopo una settimana di pratica.
Risultati: I partecipanti che avevano imparato senza specchio eseguirono la sequenza inizialmente in modo migliore, ma dopo una settimana si ebbe il risultato opposto, ovvero i ballerini della condizione con lo specchio eseguirono meglio la performance. Tale differenza pero, non viene affermata significativa durante la lettura dell’articolo. Inoltre fu riscontrato una leggera differenza di pattern di insegnamento tra le due condizioni.
Interpretazione e commento: L’interpretazione degli autori fu che la condizione senza specchio fosse più semplice da comprendere perché meno distraente, ma che proprio grazie a questo aumento di informazioni da parte dell’ambiente nella condizione con lo specchio, la sequenza sia stata maggiormente memorizzata in memoria a lungo termine. Non riesco davvero a comprendere il significato di tale affermazione: Quando una serie di ballerini si trova a ballare una sequenza già imparata con lo specchio, il gruppo esegue uniformemente i passi, soprattutto se sono già presenti nel proprio repertorio, in modo relativamente omogeneo, ma questo non significa che tutta la classe conosca bene la sequenza, ma più probabilmente solo una o due persone, con particolari capacità mnemoniche, possiedono tale conoscenza, e gli altri ballerini copiano in diretta la sequenza eseguita dal compagno. Questo dimostra perché ogni volta che si chiede agli allievi di cambiare fronte, vadano in crisi con la paura di non ricordarsi la coreografia, e ciò si palesa col cambiamento di sguardo e di postura al fine di copiare il compagno in tutti i modi. Copiare il compagno senza specchio è davvero difficile e quindi è più facile che la persona cerchi in tutti i modi di ricordarsi la sequenza. Nonostante l’intero esperimento sia stato filmato e analizzato profondamente, sull’articolo non è presente alcuna informazione sull’atteggiamento degli allievi in quest’ambito, ma sono fornite altre informazioni molto interessanti.
Nell'artico vengono citati alcune osservazioni che a mio parere andrebbero molto approfondite: la maggior parte dei partecipanti, durante la settimana di prova, utilizzavano lo specchio per aggiustarsi vestiti e capelli, e alcune persone tendevano a guardarsi i piedi. Inoltre quei ballerini che avevano conoscenza avanzata di balletto classico, durante la settimana tendevano a osservare attentamente l’insegnante frontalmente (tramite lo specchio) e posteriormente, e confrontavano semplicemente la propria forma con quella dell’insegnante come riferimento ideale. Invece di ballerini che avevano una conoscenza avanzata di danza moderna tendevano a focalizzarsi sulla visione posteriore dell’insegnante e a seguire con tutto il proprio corpo la sequenza.
In ogni caso, la critica sul cambiamento di condizione, non spiega i risultati dell’esperimento di Randell e Adame, in quanto la condizione qui era rimasta invariata per due i gruppi. L’esperimento di Dearborn e Ross è l’unico che ho ricavato con risultati favorevoli verso l’utilizzo dello specchio da un punto di vista della performance, ma per le ragioni che ho descritto, non lo ritengo sufficientemente valido.
Ritengo invece molto interessanti l’articolo di Notarnicola e coll. del 2014 e l’articolo Dearborn e coll. del 2006.
Metodologia (Notarnicola e coll.): Il primo esperimento è davvero interessante perché gli autori partono dall’ipotesi che l’utilizzo dello specchio sia utile per migliorare l’equilibrio statico rispetto a una pratica senza specchio, ma tramite l’utilizzo del BESS dopo 6 mesi di pratica nelle due condizioni,
gli autori dovettero ammettere che non vi fosse nessuna differenza significativa tra le due condizioni, affermando che gli allievi non migliorano le proprie capacità di equilibrio dopo aver seguito lezioni con l’uso dello specchio.
Al contrario, Hutt e coll. dimostrano che un training ad occhi chiusi, migliori l’equilibrio in modo significativo, comparato a un gruppo di controllo con training ad occhi aperti.
Il balance training corrispondeva a 4 settimane in cui i ballerini si esercitavano in passi di danza dinamici (Port de bras, Battement tendu, Battement Jetè, Developpé e Grand Battement). L’utilizzo di queste tipologie di passi, suggerisce che il balance training non solo migliori l’equilibrio dinamico (essenziale per il ballerino), ma anche la velocità, e che non sia necessario uno stimolo visivo per il controllo motorio dell’equilibrio. Un ultimo articolo che vorrei citare è quello di Dearnborn e coll. del 2006 in cui fu approfondito il tema di come lo specchio influenzi l’attenzione del ballerino e la sua soddisfazione corporea, argomento che affronterò successivamente e che non andrebbe assolutamente trascurato.
Metodologia (Dearborn e coll. 2006): Due aspetti erano manipolati nell’esperimento: la difficoltà della sequenza (una sequenza semplice e una più complessa) e la presenza dello specchio. Dopo aver imparato le due variazioni, i ballerini avrebbero dovuto eseguirle in musica e successivamente rispondere a due questionari. Un primo questionario su scala Likert 1-5, misurava:
- il livello di sicurezza di sè
- Il livello di distrazione durante l’apprendimento della sequenza
- La percezione su quanto bene avessero ballato gli altri
- La percezione su quanto bene avessero ballato loro nei confronti degli altri
- Quanto si percepissero concentrati
- La loro familiarità con i passi
- Quanto fossero a proprio agio col materiale coreografico
- La propria attenzione agli altri studenti della classe
- La propria percezione della difficoltà delle sequenze.
Il secondo questionario era invece il PASTAT per misurare l’ansietà riguardo al peso corporeo e le varie parti del corpo.
Risultati: I risultati mostrarono che gli studenti nella condizione specchio, trovarono più difficile porre attenzione nella variazione semplice. Quelli senza specchio non hanno differito significativamente nelle due condizioni. Inoltre gli studenti nella condizione specchio, ponevano più attenzione agli altri nella classe e pensavano maggiormente che gli altri fossero più bravi di loro.
La difficoltà della variazione determina quindi il livello di attenzione dei partecipanti: più la frase è complessa più richiede attenzione e quindi i partecipanti si sono percepiti meno distratti dall’ambiente, e lo specchio è stato ritenuto più distraente nella sequenza semplice. Per cui lo specchio può essere ritenuto distraente, se la persona non sta eseguendo un’azione complessa che richieda molta attenzione.
In base a queste osservazioni, possiamo ritenere che lo specchio abbia la capacità di influenzare la performance, ma che tale influenza dipenda da molti altri fattori, come la difficoltà tecnica, la presenza di altri allievi nella classe, e il livello tecnico del ballerino. Lascio a voi le conclusioni.
Vorrei concludere l'articolo con due citazioni: “Consigliamo di non usare mai lo specchio per verificare il proprio atteggiamento. È impossibile vedere se stessi in uno specchio, tranne quando si sta esattamente di fronte ad esso, e se la testa è eretta come dovrebbe essere, si possono vedere soltanto il volto e la parte più alta del corpo. Se si cerca di vedere la parte inferiore di questo, la testa deve piegarsi in basso, il che è un errore. Cosi pure, se si gira appena un poco la testa o il corpo verso destra o sinistra, non si riesce a vedersi a meno che non si giri tutta la testa e magari anche il corpo stesso. Se si fa spesso così si acquista la tendenza a eseguire tutti i movimenti da un stesso lato. Quindi attenzione: si eviti l'uso dello specchio. Una volta che si è afferrato ogni particolare del movimento, ci si aiuti con la sensazione per verificare la correttezza o meno della posizione in cui ci si trova. “(Cecchetti)
“Se la ballerina si osserva allo specchio, ciò che sarà visibile alla spettatrice non sarà un corpo danzante, ma solo un corpo che guarda se stesso mentre si muove” (Bassetti, 2009).
BIBLIOGRAFIA:
- Bassetti, C. (2009). Riflessività-in-azione. L’incorporamento dello sguardo spettatoriale come sapere pratico professionale nella danza, 325-352
- Beaumont, C. W., & Idzikowski, S. (2002). Fare danza vol. 1, Teoria e pratica del metodo Cecchetti.Trad.It. Papacena Flavia, Gremese Editore, Roma. pp. 55 (ed. orig. A manual of the Theory and Practice of Classical Theatrical Dancing, London 1932)
- Beaumont, C. W., & Idzikowski, S. (2003). The Cecchetti method of classical ballet: Theory and technique. Courier Corporation. pp: 37-38
- Dearborn, K., & Ross, R. (2006). Dance learning and the mirror: comparison study of dance phrase learning with and without mirrors. Journal of Dance Education,6(4), 109-115.
- Dearborn, K., Harring, K., Young, C., & O'Rourke, E. (2006). Mirror and phrase difficulty influence dancer attention and body satisfaction. Journal of Dance Education, 6(4), 116-123.
- Ehrenberg, S. (2010). Reflections on reflections: mirror use in a university dance training environment. Theatre, Dance and Performance Training, 1(2), 172-184.
- Hugel, F., Cadopi, M., Kohler, F., & Perrin, P. (1999). Postural control of ballet dancers: a specific use of visual input for artistic purposes. International journal of sports medicine, 20(02), 86-92.
- Hutt, K., & PGCHE, M. (2014). Eyes-Closed Dance Training for Improving Balance of Dancers. J Dance Med Sci, 18(1), 3-11.
- Montero, B. (2006). Proprioception as an aesthetic sense. The Journal of Aesthetics and Art Criticism, 64(2), 231-242.
- Radell, S. A., Adame, D. D., & Cole, S. P. (2003). Effect of teaching with mirrors on ballet dance performance. Perceptual and motor skills, 97(3), 960-964.
).png)
Commenti